Il Ministero aggiornerà a breve le tabelle sul costo del lavoro della vigilanza privata e degli addetti ai servizi di sicurezza, per allineare le tariffe attuali agli aumenti contrattuali previsti dai rinnovi di maggio e di febbraio scorsi. Lo ha detto il 13 marzo il Sottosegretario Sen. Claudio Durigon alle Associazioni Datoriali (AGCI Servizi, ANI Sicurezza, ANIVP, ASSIV, Confcooperative Lavoro e Servizi, Legacoop Produzione e Servizi e UNIV) e alle organizzazioni sindacali (Filcams-CIGL, Fisascat-CISL, Uiltucs e UGL Sicurezza Civile).
Il comparto sicurezza privata dovrà infatti applicare i nuovi aumenti salariali ma resta penalizzato da fenomeni di dumping contrattuale, abusivismo, concorrenza sleale, appalti – anche pubblici – al minimo ribasso e non di rado vero e proprio banditismo imprenditoriale.
Mentre le aziende del settore sicurezza tentano di ribaltare sulla clientela almeno parte dei nuovi costi del lavoro, continuano infatti ad uscire gare d’appalto con tariffe inferiori anche del 20% al CCNL: prezzi assolutamente incompatibili con gli incrementi salariali sottoscritti a febbraio.
Per evitare che sul mercato vinca chi non rispetta le leggi, chi applica il CCNL a proprio uso e consumo o chi sceglie dei CCNL pirata, il Governo deve vigilare e sanzionare i casi di elusione.
La prima richiesta delle parti è stata quindi l’aggiornamento, con decorrenza alla sottoscrizione del CCNL, delle tabelle ministeriali del costo del lavoro. Il Sottosegretario Durigon ha manifestato completa disponibilità in tal senso. Quanto alle tempistiche, nonostante il Ministero non abbia dato un calendario, si può ragionevolmente ipotizzare che ci possa mettere mano già da Aprile, dovendo prima attendere la conclusione delle consultazioni interne sindacali e la firma contrattuale dell’UGL.
Ma il vero nodo sono i contratti già attivi: come revisionare dei prezzi già concordati con il cliente, soprattutto se è pubblico e magari vincolato a un patto di stabilità? Le parti sociali hanno chiesto un adeguamento automatico delle tariffe degli appalti pubblici e privati in grado di assorbire gli aumenti salariali anche in presenza di clausole contrattuali contrarie.
Il tema non è da poco, visto che allo stato attuale vale il costo previsto dal contratto e l’impresa di sicurezza non può nemmeno recedere senza pagare una penale. Si è quindi chiesto che le imprese possano almeno recedere senza subire danni nel caso il cliente non accetti l’adeguamento. Su questi punti l’On. Durigon si è riservato di fare ulteriori valutazioni.
Per gli anni 2024, 2025 e 2026, si è poi chiesto che il costo del lavoro nelle offerte per gli appalti pubblici sia adeguato alle tabelle aggiornate e si è chiesto l’annullamento dei contratti d’appalto privati che prevedano l’impiego, anche parziale, di operatori di sicurezza o guardie giurate con corrispettivi inferiori.
Si tratta di interventi necessari, dal momento che le linee guida ANAC, che indicano ai committenti di utilizzare le tariffe previste dal CCNL sottoscritto dalle organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative, purtroppo non sono vincolanti. E, non potendosi nemmeno considerare definitivo il rinnovo del 16 febbraio fino al 31 marzo (termine delle consultazioni sindacali), il rischio di dumping contrattuale è davvero dietro l’angolo.
Per questo è importante che il Ministero del Lavoro offra un qualche supporto – magari un protocollo d’intesa – all’Osservatorio sugli appalti che verrà costituito presso l’Ente Bilaterale. Tale Osservatorio dovrà analizzare e sensibilizzare il mercato del lavoro, gli operatori del settore e la committenza sul rispetto dei parametri salariali e delle specifiche attribuzioni degli addetti.
Fonte: Vigilanza Privata Online