Trasporto valori: più guardie non significa più sicurezza

I Carabinieri passano lo specchietto sotto al mezzo per verificare che non ci siano cariche esplosive. Chissà se, ricevendo una formazione analoga, le guardie giurate chiuse nel portavalori sulla SS96 il 6/11 si sarebbero salvate la vita senza dover gridare al miracolo. Sulla sicurezza del trasporto valori le proposte oggi si sprecano. Al di là dei mal di pancia che potrà generare, riportiamo un impopolare commento di Bastiancontrario, che ricorda che – allo stato attuale – aggiungere altre guardie significa solo mandare più lavoratori al macello. Serve un mix di interventi (ai quali aggiungere, pensiero nostro, una formazione specifica)

Due, tre, dieci, cento guardie!
E’ di questi giorni l’ennesima violenta rapina, in terra di Puglia, ai danni di un furgone portavalori, con tutto il, purtroppo arcinoto, corollario di uso di esplosivi, sventagliate di kalashnikov, auto bruciate, strade bloccate per ore, che questo comporta. Sull’episodio il mio unico lettore avrà notato che, tra le tante lamentazioni, si registrano quelle dei sindacati di categoria che chiedono a gran voce la panacea per questo grave problema: aumentare il numero di guardie giurate sui furgoni!

Ora, non sfugge a chi scrive che il sindacato in forte crisi di credibilità dopo la vicenda del rinnovo contrattuale di categoria (arrivato dopo otto anni solo grazie all’intervento della magistratura) abbia bisogno di far sentire, in particolare agli iscritti, la sua voce, ma forse sarebbe utile che provasse a fare proposte sensate. Il numero di guardie non è la soluzione.

Aumentare gli operatori sui trasporti significa, nella migliore delle ipotesi, consegnare più pistole ai

rapinatori (che normalmente portano via quelle delle guardie), nella peggiore, esporre più persone al rischio vita. Quella delle armi è una partita che non solo non si può vincere contro la criminalità, ma nemmeno giocare. I rapinatori disporranno sempre di più armi, più letali e, soprattutto, saranno sempre più pronti ad usarle contro chiunque, in primis le guardie giurate. Se c’è una cosa buona che ha fatto il Ministero dell’Interno è stata proprio quella di disincentivare, negli anni, l’uso delle armi a favore dell’impiego di sistemi di difesa passiva ad elevata tecnologia.

Certo gli ultimi episodi rivelano che, proprio per rispondere ai migliorati sistemi di difesa, i criminali hanno elevato il livello degli attacchi, distruggendo i furgoni con l’esplosivo. Ma proprio questo dimostra quanto sia inutile parlare di aumento del numero delle guardie giurate impiegate in un trasporto. Serve, piuttosto, un’azione concertata tra la pubblica sicurezza, le aziende di trasporto valori e la committenza. Serve, forse, rivedere la distribuzione del contante e la conseguente organizzazione dei trasporti. Serve, probabilmente, una maggiore sinergia tra i servizi di prevenzione generale e i trasporti di valori per meglio coprire e proteggere le zone interessate dagli itinerari. Serve, sicuramente, un maggior impulso investigativo per individuare ed arrestare gli autori di questi atti criminali, arrivando magari a prevenirli. Serve, in sostanza, un sistema complesso che sembrava essersi messo in moto qualche tempo fa con una riunione delle parti interessate al Viminale, ma che sta procedendo con la solita, borbonica, lentezza dell’Amministrazione dell’interno (almeno in questo settore). Peccato però che i criminali non hanno gli stessi tempi e le rapine continuano a farle al ritmo di una al mese. Intanto che il medico studia, il paziente muore.

Allora, forse è questo che i sindacati dovrebbero chiedere a gran voce, perché a furia di continuare a chiedere più guardie si corre il rischio di trovare qualche questore che, non avendo strumenti migliori, decida di mandare due, tre, dieci, cento guardie a rischiare di farsi ammazzare!

Fonte: Vigilanzaprivataonline.com