Tra squali, pirati, abusivismo, sfruttamento, morti e far west, potremmo parlare soltanto di cronaca nera o giudiziaria, di cui vigilanza privata e trasporto valori sono purtroppo ricchissime. Ma noi facciamo stampa tecnica, ossia approfondiamo le notizie in modo specialistico. E cosa aggiungere di tecnico alla cronaca che sta riempiendo i quotidiani con titoli come caporalato, paghe da fame, coop finte? Con una disamina tecnica.
Caporalato = forma illegale di reclutamento e organizzazione della manodopera nel lavoro dipendente tramite intermediari detti caporali. Al netto della presunzione d’innocenza che vige nel nostro paese e della valutazione sui metodi (intimidatori, secondo l’accusa) che spetta solo alla magistratura, le paghe da fame del settore disarmato sono state ritenute degne di un reato gravissimo come il caporalato. Peccato che quelle paghe, effettivamente sotto la soglia di povertà, siano state sottoscritte dai sindacati di categoria maggiormente rappresentativi. I quali, non paghi di aver protratto la sofferenza dei lavoratori per 8 anni di inutili scioperi, hanno appena rinnovato il contratto con salari che superano di poco i precedenti ed è proprio su questi ultimi valori che si è espressa la magistratura! Valori che i sindacati dichiarano di aver sottoposto alla base dei lavoratori per ratificare il CCNL, anche se alcuni lettori denunciano operazioni di voto non sempre cristalline.
A questo punto v’è da chiedersi quale CCNL dovranno applicare gli Amministratori straordinari delle aziende colpite da accertamenti per riportare le imprese sulla retta via, come chiedono i giudici.
Eh già, perché anche gli altri (tanti) contratti collettivi “di settore” che si trovano in giro sono agghiaccianti. E se resta una prerogativa dell’impresa decidere quale CCNL applicare, è però obbligatorio che quest’ultimo non definisca condizioni peggiori di quelle previste dal CCNL maggiormente rappresentativo. E visto il casino generale, sarà una gara dura. E qualcuno ha anche il coraggio di lamentarsi che non si trova personale (Grazia, Graziella e grazie al…).
Sappiamo benissimo che in Italia il costo del lavoro è insostenibile, soprattutto in realtà labour intensive come la sicurezza privata, sappiamo anche che la tassazione è alle stelle e che – per converso – la clientela chiede sempre e solo scontistiche aggiuntive, anche in un settore pubblico che ha deciso (evviva la coerenza) di non accettare la regola del massimo ribasso in servizi ritenuti sensibili come la sicurezza. Ma questo non può giustificare ciò che si sente fin troppo spesso dire, ossia che se un’impresa di questo comparto vuole stare a galla, deve fare qualcosa di losco – o contro lo Stato o contro il personale, diversamente fallisce. Questo non può giustificare il florilegio di cooperative che sino a pochi anni fa abbattevano il cuneo fiscale e si aggiudicavano, con un meccanismo di appalti/subappalti/blabla, gare a costi assai inferiori a quelli del CCNL. E tutto questo non giustifica la concorrenza sleale che le imprese si sono fatte da sole, creando costole aziendali che si occupano di portierato (chiamiamolo così, altro che servizi fiduciari!) e che si fanno dumping contrattuale in casa. Tutto questo, infine, non giustifica un mercato viziato geneticamente da un sistema di controlli che non funziona, nonostante l’impianto normativo sia fin troppo rigido.
Da tecnici del settore, ci chiediamo se non si stesse meglio quando si stava peggio, ossia con le tariffe di legalità. Perché ad oggi, se le indagini dovessero avere ricadute occupazionali, i lavoratori ritroverebbero anche altrove le stesse condizioni salariali.
Sempre da tecnici del settore, ci chiediamo: al netto dei comportamenti – di cui ciascuno risponderà (personalmente e penalmente), se anche il CCNL appena rinnovato nasce incostituzionale dal punto di vista economico, come si possono alzare i salari, restituire dignità ai lavoratori, rendere queste carriere più appetibili? Serve un salario minimo di legge? Serve un tavolo istituzionale?
Le imprese sane del settore (e ce ne sono) sanno benissimo che, in un settore governato da tabelle del costo di lavoro, pagare meno i lavoratori non cambia l’utile – nei casi migliori comunque bassissimo.
Le imprese sane (e ce ne sono, ribadiamo) sanno che l’incremento è necessario e sacrosanto, ma deve essere spalmato in modo da rispettare i contratti pluriennali tipici di questi servizi. Se ci fossero state normali dinamiche sindacali a cicli quadriennali, senza far passare 8 anni tra un rinnovo e l’altro, le imprese sane (e ce ne sono, ripetiamo!) avrebbero potuto mettere in campo una programmazione per ribaltare gli incrementi sul mercato in modo graduale e accettabile dalla clientela.
Da tecnici del settore, chiediamo allora alle imprese sane (ci sono davvero?) di far sentire la loro voce obliqua.
Perché la sicurezza privata non è un settore produttivo, ma è essenziale per il funzionamento di un sistema paese che dà la sicurezza anche troppo per scontata.
Fonte: Vigilanzaprivataonline.com