Colpo di scena: dopo le batoste giudiziarie e nonostante gli incrementi siano decisamente tosti, gli imprenditori della vigilanza privata e dei servizi di sicurezza si trovano sostanzialmente d’accordo con l’aumento salariale del 16/02. La brutta notizia è però che la clientela non è altrettanto sensibile. Non resta quindi che sperare nel Governo, anche se – a meno che non venga costruita una norma ad hoc – l’unica strada è la “rinegoziazione” dei contratti (art. 9 nuovo codice appalti), che, essendo un principio, può essere esteso anche ai contratti in corso. Di questo ed altro abbiamo parlato con Alessandro Pimpini, Segretario Generale di UNIV.
Le imprese aderenti ad UNIV (Unione Nazionale Imprese di Vigilanza Privata e Servizi di Sicurezza) hanno partecipato, assieme ad altre, ad una ricerca che ha evidenziato una generale condivisione del settore rispetto agli aumenti salariali siglati il 16 Febbraio: ve lo aspettavate?
Il rinnovo contrattuale è il risultato di uno sforzo corale pienamente bipartisan: le Associazioni di categoria, tanto quanto i sindacati dei lavoratori, ritenevano infatti gli aumenti salariali non più rimandabili. Gli incrementi sono senza dubbio pesanti, ma erano inevitabili per restituire dignità al comparto, renderlo più attrattivo e fornire servizi di maggiore qualità. Oltre il 56% dei imprenditori intervistati auspicava infatti un aumento salariale: questo dato esprime la sensibilità e la responsabilità di un’industria spesso oggetto di considerazioni poco lusinghiere ma che al contrario ha sempre posto la massima attenzione ad evolvere e migliorare, anche con poche risorse.
Ora ci attendiamo altrettanta sensibilità dal mercato.
Infatti il vero tema è la risposta della clientela, che anche secondo il nostro osservatorio è assai poco disponibile, soprattutto quella pubblica…
Il vero dramma sono i bandi di gara che a tutt’oggi prevedono un costo del lavoro a tariffe assai inferiori al CCNL rinnovato. Il nuovo codice appalti potrà forse aiutare aprendo ad un ritocco dei prezzi in caso di aumenti del costo del lavoro superiori a determinate percentuali, ma non pare applicabile ai bandi in essere o già assegnati. E la ricerca già menzionata conferma un sentore negativo che purtroppo avevamo ben chiaro: se “solo” nel 18,8% dei casi il privato oppone un no secco al ritocco dei prezzi, la maggioranza della clientela privata offre comunque una disponibilità limitata, seguita da un’apertura verso offerte “a scalini” e dalla possibilità discuterne solo una volta esaurito il contratto (e questo è esiziale, dal momento che il vero nodo sono i contratti attivi).
E l’utenza pubblica?
Stessa percentuale di rifiuto totale per l’utenza pubblica (quasi il 19%), aggravata dal fatto che in maggioranza la Pubbliche Amministrazioni non offre aperture a discuterne fine al termine del contratto e solo nel 21,9% dei casi offre una disponibilità – comunque sempre limitata – a rivedere i prezzi. Per questo UNIV sta lavorando intensamente per ottenere qualche forma di sostegno dal governo.
C’è anche qualcuno che però risponde al nuovo costo del lavoro rendendo l’offerta più appetibile con servizi innovativi, più che cercare nuovi accordi con la clientela…
E questo è senza dubbio un segnale positivo, che ci racconta ancora una volta un settore reattivo e improntato all’innovazione, nonostante sia labour intensive. Che il futuro della sicurezza privata stia nelle tecnologie è del resto un dato di fatto: già oggi nei casi di offerta integrata spiccano i servizi di installazione e progettazione di sistemi di sicurezza (anche se, come emerge dalla ricerca, la maggioranza delle imprese installa meno di 10 impianti al mese, in genere tramite terzi ma per un buon 46% tramite personale interno). Anche travel security e cyber security sono servizi innovativi che cominciano a prendere piede. In sintesi l’utenza si aspetta molto di più dalle imprese di Vigilanza: chi opera in questo settore deve iniziare a pensarsi come global security provider.
E restando nel campo della vigilanza privata tradizionale cosa va per la maggiore?
Nel settore decretato sono ancora piantonamento, ispezioni e intervento su allarme a detenere lo scettro dei servizi più gettonati. Non mancano però servizi specializzati come le scorte, il trasporto valori e l’antipirateria marittima. I servizi non armati pesano comunque in modo sempre più importante nei fatturati, a conferma di un trend già in atto da anni.